Alessandro Trabucchi
Ufficiale di carriera, durante la Prima guerra mondiale aveva raggiunto il grado di capitano. Dal 1934 al 1938 aveva insegnato Tattica alla Scuola di guerra di Torino, che aveva lasciato per assumere il comando del 2° Reggimento d'artiglieria di Corpo d'armata. Il Secondo conflitto mondiale vide Trabucchi nel Comando della IX Armata, impegnata sul fronte greco-albanese, e la sua nomina a generale di Brigata per meriti di guerra. L'armistizio sorprese l'alto ufficiale a Mentone, dove si trovava come capo di stato maggiore della IV Armata. Lasciata la Francia, Trabucchi fu tra i primi ufficiali di carriera che si misero a disposizione del Comitato di liberazione nazionale piemontese per combattere i nazifascisti. Nel ruolo di comandante generale delle formazioni Autonome fu, col nome di battaglia di Penotti, stretto collaboratore del generale Giuseppe Perotti e, quando questi fu fucilato, lo sostituì al comando del CMRP. Nel dicembre del 1944, per il suo spirito unitario e per le indiscusse capacità militari e organizzative, i dirigenti politici della Resistenza piemontese decisero, all'unanimità, di accogliere la proposta degli Alleati di affidare a Trabucchi la responsabilità del "comando generale unico per tutte le operazioni di combattimento da compiersi dai partigiani" in Piemonte. Tre mesi dopo il generale cadde nelle mani delle SS tedesche. Tradotto nel carcere di San Vittore a Milano, Trabucchi - registrato come Alessandri - riuscì a salvarsi grazie all'insurrezione popolare del 26 aprile. Tornato a Torino, fece in tempo a partecipare alle operazioni conclusive della Liberazione, prima che, il 1° maggio, le avanguardie alleate giungessero nel capoluogo piemontese. Nell'immediato dopoguerra, Trabucchi ebbe il comando della Divisione di fanteria "Cremona" e nel 1949, promosso generale di Corpo d'armata, fu a capo, in Toscana sino al 1953, del VII Comando militare territoriale. Presidente del Consiglio superiore delle Forze Armate, nel 1955 Alessandro Trabucchi fu collocato a riposo per raggiunti limiti d'età. Da quel momento si appartò completamente, escludendosi anche dagli organismi associativi combattentistici e partigiani. Ritenuto una delle personalità militari più limpide della Resistenza italiana, nel 1947 ha scritto sulla sua esperienza un libro dal titolo I vinti hanno sempre torto. Nel 1956, il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, insignì Trabucchi del titolo di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana.