Aldo Antonio Capatti
Con i familiari abitava a Torino in quella che è oggi via Giachino. Quando i suoi rientrarono nel Ferrarese, li seguì per pochi mesi; poi decise di tornare nel capoluogo piemontese. Chiamato di leva in Marina, quando fu annunciato l'armistizio il ragazzo riparò tra gli amici d'infanzia del Borgo Vittoria (Antonio Ferrarese, Aldo Gagnor, Sergio Maina e Bruno Negrini), con i quali raggiunse la Valle di Lanzo.
Partigiano dell'11ma Brigata Garibaldi col nome di battaglia di "Olao", Capatti fu catturato dai nazifascisti durante i rastrellamenti del marzo 1944. Rinchiuso nel primo braccio delle carceri Nuove, vi fu prelevato quando i comandanti tedeschi, riuniti all'albergo "Nazionale", decisero di rispondere con una strage all'uccisione di un soldato della Wehrmacht. Con i suoi amici e altri 22 patrioti, ignari della sorte loro assegnata, "Olao" fu portato in camion sulla Colle della Maddalena e fucilato all'alba alla luce dei fari degli automezzi tedeschi.
Sepolte in una fossa comune a un'altitudine di 511 metri, le salme dei 27 martiri furono riesumate il 27 maggio 1945, dopo la liberazione di Torino; quattro di esse non sono state ancora identificate. Nel novembre del 1946, per iniziativa dei famigliari delle vittime, al Pian del Lot è stato eretto un monumento che, nel 1949, è stato ufficialmente affidato al Comune di Torino. Reca, sotto i nomi dei caduti (Aldo Antonio Capatti è identificato come Olao Capatti), questa epigrafe: "Il 2 aprile/ 1944/ piombo nemico qui falciava le vostre radiose e fiorenti/ giovinezze. Italia e mamma fu il vostro/ ultimo grido mentre la terra che per tredici mesi/ vi fu letto di morte copriva i vostri corpi straziati/ e agonizzanti/ Parenti e amici offrono nel ricordo del vostro martirio".
Ogni anno, il 2 aprile, si tiene al Pian del Lot una cerimonia commemorativa. Un'altra lapide a Torino, in via Gramegna, ricorda "Olao" e i suoi amici e, con loro, Alberto Campadelli, fucilato a Cudine di Corio (TO) il 17 novembre 1944.