Luigi Boniforti
Attivo nella lotta antifascista clandestina, negli anni del regime prese parte alle iniziative del gruppo fiorentino "Non mollare" e del movimento "Italia Libera". Alla caduta del fascismo, Boniforti rappresentò il Partito d'Azione, al quale aveva aderito nel 1937, nel Comitato delle opposizioni di Firenze. Subito dopo l'armistizio partecipò alla Guerra di liberazione, attuando numerosi colpi di mano e trasporti di armi. Nell'ottobre del 1943, l'avvocato fu arrestato dalla polizia. Era in pessime condizioni di salute e non c'erano prove a suo carico, perciò i fascisti decisero di piantonarlo in casa. Un gruppo di resistenti del P.d'A. si organizzarono allora per liberarlo, ma l'azione di forza non fu necessaria: approfittando di un bombardamento aereo, Boniforti era riuscito ad eludere la sorveglianza dei militi ed a fuggire. Le minacce di rappresaglia delle SS nei confronti dei suoi famigliari convinsero dopo qualche giorno l'avvocato a costituirsi. Rimasto nelle mani del nemico, l'esponente azionista corse più volte il pericolo di essere fucilato, ma nel giugno del 1944 la "Sezione d'assalto" del P.d'A. riuscì a liberare definitivamente il prigioniero. Dopo la Liberazione a Luigi Boniforti, che era secondo presidente del Comitato toscano di liberazione nazionale, fu affidata la presidenza della Camera di commercio di Firenze. L'avvocato azionista è stato presidente del Consiglio federativo toscano della Resistenza e membro della Giunta nazionale della FIAP.