Bruno Carli
Il 21 gennaio del 1944 i fascisti uccisero ad Avigliana (Torino) Carlo Carli, un ragazzo di origine triestina che aveva costituito in Valle di Susa una delle prime formazioni partigiane. Un ufficiale fascista andò ad avvisare la madre della vittima, sghignazzando ed insultando la povera donna che, con gli altri due figli, si era trasferita da Trieste a Bussoleno, in provincia di Torino. Assistette alla scena disgustosa Bruno, il più piccolo dei Carli. Fu così che, pochi giorni dopo la morte di Carlo, un ragazzino con i calzoni corti si presentò al comando della 106a Brigata Garibaldi. Era Bruno, che raccontò del fratello ed ottenne di essere accolto tra i partigiani, nonostante l'età. Per tutta la durata della guerra di liberazione, il ragazzino si comportò con molto coraggio e con grande impegno e lo stesso impegno dimostrò quando, dopo la Liberazione, riprese gli studi interrotti. Una volta diplomato Bruno Carli si mise a lavorare per l'Olivetti, ma per tutta la vita la sua vera missione fu quella di trasmettere alle nuove generazioni gli ideali della Resistenza.