Flavio Busonera
Pioniere socialista a Cagliari, Busonera aveva partecipato alla prima guerra mondiale come tenente di cavalleria. Tornato nell'isola, fu poi tra i fondatori, nel capoluogo, della locale sezione del Partito comunista d'Italia. Ciò gli valse, con l'avvento del fascismo, persecuzioni d'ogni sorta, tanto che dovette abbandonare la Sardegna. Riparato nel Friuli-Venezia Giulia, anche qui i fascisti gli resero la vita difficile, costringendolo a peregrinare da una località all'altra. Alla caduta di Mussolini, Busonera si trovava a Cavarzere, dove fu tra i fondatori della Sezione comunista. Nei giorni dell'armistizio il medico si diede a raccogliere le armi abbandonate dai soldati sbandati, stabilì contatti con i primi nuclei della Resistenza padovana, si occupò dell'assistenza ai prigionieri alleati e contribuì alla costituzione delle prime bande partigiane. Busonera, che nel corso della Guerra di liberazione tornò nelle file del Partito socialista, divenne commissario politico della Brigata "Venezia". Il 27 giugno del 1944, fingendosi partigiani, due brigatisti neri, leggermente feriti, riuscirono ad ottenere l'assistenza del dottore. Accertati così i rapporti di Busonera con la Resistenza, i fascisti l'arrestarono. Tradotto a Padova, il medico fu rinchiuso per quasi due mesi nelle carceri dei Paolotti. Con altri nove detenuti, Busonera fu prelevato dalla cella il giorno dopo l'uccisione, avvenuta in circostanze mai chiarite, di un colonnello fascista. L'omicidio fu, in ogni caso, attribuito ai partigiani ed i fascisti, per "dare un esempio", fucilarono sette detenuti a Chiesanuova; gli altri tre li impiccarono in via Santa Lucia, nel centro della città. Tra questi ultimi c'era il dottor Busonera, che ora è ricordato da una lapide, apposta dai suoi colleghi nella Casa della Madre e del Bambino di Nuoro.