Gustavo Lanza
Ufficiale di carriera, aveva combattuto nella Prima guerra mondiale con i mitraglieri della "Lupi di Toscana". L'8 settembre 1943 era in Albania, colonnello comandante del 129° Reggimento fanteria. Fu tra gli ufficiali più decisi a combattere contro i tedeschi e, per condurre l'azione nelle migliori condizioni, non esitò a prendere contatto con i partigiani albanesi. Ciò non impedì poi a Lanza di battersi con successo, ad Argirocastro, contro i nazionalisti albanesi, quando questi tentarono di disarmare gli italiani. Il colonnello riuscì quindi a raggiungere, con il suo Reggimento, il porto di Santi Quaranta, dove due navi avrebbero dovuto trasportare i nostri soldati in Italia. Per proteggerne l'imbarco, fece occupare le alture sovrastanti il porto e ne fece minare le strade di accesso. Pesantemente attaccato dai tedeschi, Lanza riparò a Kucj, caposaldo della resistenza albanese. Appreso delle fucilazioni in massa che i nazisti stavano compiendo, si accordò con i partigiani, così che soldati italiani e patrioti albanesi affrontarono fianco a fianco i tedeschi. Costretto a ritirarsi, il colonnello, con i superstiti del 129° Fanteria, riparò sulle cime del Kallarat. Divenuta impossibile ogni resistenza, Lanza si assunse di fronte al Comando germanico tutte le responsabilità, chiedendo che i suoi ufficiali e i suoi soldati fossero risparmiati. Furono invece tutti fucilati, con Lanza, in varie località della zona. Nella motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare, è scritto anche che Lanza, "... prima di cadere trucidato in mezzo ai suoi ufficiali, ricordava loro che il dovere si compie fino alla morte... ".