Bruno Fanciullacci
Socialisti conosciuti, i Fanciullacci, boicottati per le loro idee anche nel lavoro di artigiani, dovettero trasferirsi nel 1934 da Pieve di Nievole a Firenze. Nel capoluogo toscano il giovane Bruno, che aveva trovato lavoro prima come garzone e poi in un albergo, entrò presto in contatto con un gruppo clandestino. Qualche anno di attività antifascista e quindi l'arresto, nel luglio del 1938 e, l'anno dopo, la condanna a sette anni di reclusione per associazione sovversiva. In carcere Fanciullacci entra in contatto con l'apparato clandestino comunista, allora presente in ogni penitenziario italiano, e quando viene scarcerato trova lavoro a Firenze come operaio alla Fiat. Pochi mesi di calma e, all'armistizio, il giovane è tra i primi organizzatori della lotta armata e dei Gap a Firenze. I sabotaggi si accompagnano alle azioni temerarie contro collaborazionisti, spie, gerarchi fascisti, ufficiali nazisti sino a quando, è il 26 aprile del 1944, Bruno cade nelle mani della famigerata banda Carità. Durante gli interrogatori a Villa Triste non si piega; non parla neanche quando un ufficiale fascista, dopo averlo ripetutamente colpito a pugnalate, lo lascia a terra in una pozza di sangue, convinto di averlo castrato. Il gappista ferito, dato ormai per spacciato, viene affidato ai "Fratelli della Misericordia", che lo trasportano all'ospedale di Santa Maria Nuova. Curato, Fanciullacci si riprende lentamente. Dopo una settimana quattro gappisti fanno irruzione nel nosocomio, neutralizzano le guardie e si portano via il loro compagno ferito. La convalescenza dura a lungo, con continui spostamenti da una casa sicura all'altra, sino a che Bruno torna in azione. Il mattino del 9 luglio 1944 il colpo più clamoroso: vestiti da fascisti e da tedeschi Fanciullacci, Elio Chianesi ed altri dieci gappisti si presentano al carcere femminile di Santa Verdiana e se ne vanno portandosi via diciassette giovani antifasciste, che stavano per essere deportate o fucilate. La rabbia dei fascisti è incontenibile e comincia una caccia accanita a Fanciullacci e ai suoi. Dopo una settimana il gappista cade nella rete: in piazza Santa Croce viene riconosciuto e arrestato. Ricomincia il calvario a Villa Triste. Fanciullacci teme di non reggere e, ammanettato com'è, si butta da una finestra del secondo piano; ha il capo fratturato, non sopravviverebbe, ma i fascisti, che temono possa ancora sfuggirgli, infieriscono sul suo corpo a fucilate. A fanciullacci hanno dedicato una via i Comuni di Firenze e di Pontassieve(FI).