Edmondo Fondi
Durante la Prima guerra mondiale aveva combattuto da volontario. Dopo l'8 settembre 1943, non esitò ad entrare nella Resistenza. Fondi, che aveva aderito al Partito d'Azione, fu uno degli organizzatori, a Velletri, delle prime formazioni di "Giustizia e Libertà". Già nel febbraio del 1944 il commerciante era stato arrestato dai tedeschi. Rinchiuso nel terzo braccio del carcere di Regina Coeli, vi restò sino a che i tedeschi non decisero la rappresaglia per l'azione di via Rasella. Prima di essere ucciso, Edmondo Fondi aveva scritto dal carcere una lettera al fratello. La missiva non era mai giunta a destinazione: la censura l'aveva bloccata, perché il commerciante accennava alle inumane condizioni di vita nella prigione romana. Nella missiva, citata da Mario Avagliano nel libro Generazione ribelle - Diari e lettere dal 1943 al 1945, Edmondo Fondi diceva: "... La fame è tanta da far spavento, si dorme su un lurido pagliericcio per terra, fra pulci, pitocchi e cimici che sono le più schifose e tormentose, si è completamente allo scuro, senza asciugamano, senza lenzuoli, dal giorno che mi hanno arrestato che dormo vestito... ".