Riccardo Rohregger
Giovane socialista, nel 1920 è tra gli organizzatori a Pola delle "squadre di difesa" proletarie che si opponevano, nei cinque rioni della città, alle violenze fasciste. Nel 1921 il giovane operaio - che era di corporatura molto vigorosa e che, alto due metri, veniva anche chiamato "el longo" - entra nel PCd'I e continua la lotta contro i fascisti. Nel 1924 è costretto a lasciare Pola, dove non tornerà mai più. Dapprima ripara in Romania, quindi a Vienna e poi in Germania da dove, nel 1931, sarà espulso per aver partecipato agli scontri di strada con le camicie brune di Hitler. Decide, così, di trovare rifugio a Parigi. Nel 1932 frequenta la scuola leninista a Mosca. Poi, di nuovo in Francia, "Richard" diventa uno dei responsabili dei Gruppi di lingua italiana del PCF per la regione Sud-Est di Parigi. Nella stessa regione promuove e dirige il Comitato Proletario Antifascista. Il 1936 lo vede volontario in Spagna, dove, nel maggio del '37, è commissario di tre batterie di artiglieria; l'8 luglio è ferito ad una gamba nella battaglia di Brunete. Alla fine di settembre del 1937 "Rico" succede ad Ilio Barontini come Commissario politico della Brigata Garibaldi. Dopo la sconfitta della Repubblica spagnola, Rohregger ritorna in Francia con la sua compagna Sonia Bionki - un'intellettuale ebrea dirigente del partito comunista polacco, naturalizzata francese, con l'aiuto del PCF, grazie ad un matrimonio di convenienza con un corso, da cui il cognome Bianchi - e grazie a lei riesce ad evitare la prigionia in campo di concentramento. Il 14 giugno 1940, mentre le truppe naziste sfilano per Parigi, Rohregger, con Sonia ed un altro antifascista italiano, stampa un migliaio di volantini, scritti in tedesco, contro l'occupazione nazista, e riesce a farli circolare nella caserma occupata dalle truppe germaniche a St. Denis. Nel luglio dello stesso anno l'antifascista istriano è assunto al Parco d'Artiglieria di Vincennes, che i tedeschi utilizzano per parcheggio di autoblindo e mezzi di trasporto. In virtù della sua ottima conoscenza del tedesco, diventa capo squadra, e riesce a far assumere come operai una diecina di altri antifascisti italiani, tra i quali Mario Buzzi e Adamo Zanelli. Grazie alle indicazioni di Ilio "Giobbe" Barontini, Rohregger, Buzzi e Zanelli modificano un tornio per poter costruire i corpi delle bombe da destinare alla Resistenza. Dall'ottobre del 1940 il gruppo inizia in grande la produzione bellica per la Resistenza. Rohregger, Buzzi e Zanelli costruiscono materialmente i corpi delle bombe. Il gruppo degli italiani s'incarica di far uscire il lavorato che è poi trasportato da Sonia Bianchi per essere caricato di esplosivo: vengono così prodotte bombe che i francesi chiameranno, appunto, "Giobbe". Il gruppo di Rohregger non si limita a costruire bombe, ma le usa. Il 10 febbraio 1942, dopo tre mesi di torture, un ufficiale di collegamento tra il gruppo italiano e la Resistenza francese, indica gli unici nomi, che in virtù delle regole cospirative, conosce: Rohregger e Buzzi vengono arrestati il 14 febbraio. Nonostante le torture non parlano, tant'è che nessun altro italiano del loro gruppo viene arrestato per la produzione delle bombe. Dopo un processo farsa - filmato dalla propaganda nazista e noto in Francia con il nome di "Procés de la Maison de la chimie"- Rohregger e Buzzi sono condannati a morte assieme ad altri 23 resistenti francesi ed immigrati. Prima dell'esecuzione l'avvocato che deve assistere all'esecuzione li sente pronunciare una sentita testimonianza di fede nei loro ideali. Saranno fucilati alle ore 17 del 17 aprile 1942 a Mont-Valérien. Di lì a qualche mese, Sonia darà alla luce il figlio di Rohregger.