Gianluca Spinola
Di famiglia aristocratica, dopo la licenza liceale fu arruolato nell'Arma di cavalleria, prima alla Scuola di Pinerolo e poi, da tenente, nel Reggimento Guide a Parma. Mandato in Africa negli Squadroni Spahis, fu impegnato sulla frontiera tunisina e poi su quella cirenaica, dove combatté negli Squadroni corazzati. Rimpatriato per malattia e assegnato ai reparti corazzati della scuola di Civitavecchia, fu colto dall'armistizio mentre si trovava nei pressi di Firenze. Spinola cominciò subito la Resistenza. percorrendo la Val di Sieve a bordo della sua autoblinda, tendendo imboscate ai mezzi tedeschi che passavano sulla via Aretina. La sua base era una vasta tenuta agricola di suoi famigliari, dalla quale Spinola (in contatto con i partigiani delle Brigate Garibaldi "Spartaco Lavagnini" e "Guido Boscaglia") muoveva contro i nazisti. L'attacco a una colonna motorizzata tedesca, che causò ingenti perdite al nemico, fu fatale a Gianluca Spinola e ad altri tre partigiani (Francesco Piredda, Franco Stucchi Prinetti e Vittorio Vargiu), che erano con lui. Portati nel Mastio di Volterra, i quattro furono atrocemente torturati e, due giorni dopo (proprio mentre si compiva la strage dei 77 minatori di Niccioleta), portati a Castelnuovo ed eliminati dai tedeschi. I resti di Gianluca Spinola riposano ora nella tomba di famiglia di Quiesa (Lucca). Una lapide ne ricorda il sacrificio a Castelnuovo.