Roberto Vatteroni
Aveva soltanto diciassette anni e frequentava ancora l'Istituto Tecnico quando fu annunciato l'armistizio. Il ragazzo - nonostante non rischiasse, per la sua età, la chiamata alle armi nella repubblica di Salò - poco dopo l'8 settembre 1943 si unì volontariamente ai partigiani della zona, entrando nella "Banda Ulivi" . Il 17 agosto 1944, i patrioti della "Ulivi" ebbero a Bardine di San Terenzo (Carrara) un drammatico scontro con i tedeschi, durante il quale il ragazzo fu gravemente ferito.
Il suo comportamento di quel giorno e quello durante tutta la Guerra di liberazione, gli è valsa la massima ricompensa a valor militare con questa motivazione: "Organizzatore ed animatore infaticabile sapeva infondere ai suoi partigiani la stessa indefettibile fede e lo stesso indomito valore che furono suo patrimonio durante la dura lotta per la liberazione della Patria. Durante l'attacco ad un munito caposaldo tedesco guidava audacemente i compagni nella furibonda lotta e, benché due volte ferito, rifiutava ogni soccorso per non abbandonare il campo della battaglia. Portatosi a stento ove più ferveva la mischia, agitando il sanguinante moncherino di un braccio orrendamente mutilato, incitava i compagni a continuare la lotta fino al raggiungimento della vittoria".
Successivamente la formazione di Vatteroni divenne la Brigata "Gino Menconi" (dal nome del dirigente comunista, bruciato vivo dai tedeschi nel Parmense, proprio nel giorno del ferimento dello studente), e Vatteroni, nonostante la mutilazione, partecipò a tutte le azioni contro i nazifascisti. Malgrado fosse giovanissimo, gli fu anche affidato l'incarico di Ispettore di Divisione.
Dopo la Liberazione è stato eletto vicepresidente dell'Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra.