Carlo Razè
Durante la Resistenza il suo nome di copertura era stato "Carletto" ed era poi, negli anni, sempre stato chiamato così. Allo scoppio del Secondo conflitto mondiale, Razè (mobilitato), aveva dovuto lasciare la sua casa di Saluzzo (CN), per essere inquadrato, col grado di caporale maggiore, in un battaglione di mortaisti. Allo sbandamento dell'Esercito seguito all'armistizio, il ragazzo era presto entrato nella XV Brigata Garibaldi, divenendone subito capo squadra e, pochi mesi dopo, commissario di Distaccamento. Per il suo coraggio, la serietà, la coerenza (che "Carletto" avrebbe poi confermato durante tutta la sua lunga vita), nel febbraio del 1945 Razè era stato nominato vice comandante della 181ma Brigata Garibaldi, incarico che mantenne sino alla Liberazione. "Carletto" si è sempre impegnato, negli anni, perché venissero conservate agli italiani le libertà conquistate in mesi di durissime, sanguinose lotte. La sua ispirazione di poeta gli aveva fatto scrivere, nel 1947, alcuni versi che dicevano: "Si nasce una volta, ed una si muore,/ tra questo è la vita che il Creatore/ si bea di darti. Tu come la spendi?/ Su vola, o mortal, le tue gioie dispendi".