Augusto Masetti
Anarchico, nel 1911 prestava servizio militare a Bologna, nel 35° Reggimento Fanteria. Avrebbe dovuto far parte del Corpo di spedizione italiano in Libia. Non si limitò a rifiutare di partire. Durante la cerimonia che, in caserma, precedette la partenza del suo contingente, Masetti (inveendo contro la guerra), sparò, ferendolo gravemente, al tenente colonnello che arringava la truppa. Per ragioni di opportunità politica, le autorità militari decisero di farlo passare per pazzo, nonostante le perizie mediche dimostrassero il contrario. Per otto anni, durante i quali molte furono le manifestazioni pacifiste a suo sostegno, il giovane anarchico passò da un manicomio all'altro. Masetti fu, infine, liberato e, ripreso il suo lavoro, si fece una famiglia. Nel 1935, l'aggressione fascista all'Etiopia vide di nuovo la coerente protesta di Augusto Masetti. Ancora una volta il muratore fu arrestato e, il 21 ottobre 1935, fu condannato a cinque anni di confino in Sardegna, durante i quali fu anche, di nuovo, per qualche tempo rinchiuso in manicomio. Prosciolto nel maggio del 1940, l'anarchico irriducibile tornò al suo lavoro ad Imola. Nel corso della guerra di Liberazione, Masetti fu arrestato dai poliziotti, che lo rilasciarono dopo breve carcerazione. Cercavano, infatti suo figlio, Cesare, partigiano nella 36ma Brigata "Garibaldi", che sarebbe morto a soli vent'anni, l'11 settembre 1944, combattendo contro i nazifascisti. Nel secondo dopoguerra Masetti, pur restando idealmente anarchico, militò nel PSI e, dal 1954, nel PSIUP. Morì in un incidente stradale, mentre percorreva in bicicletta una via di Imola. Della storia del muratore anarchico si parla diffusamente nel libro, curato da Luciano Bergonzini, che è stato pubblicato nel 1967 col titolo La Resistenza a Bologna - Testimonianze e documenti.