Vinicio Culeddu
Studiava Legge all'Università di Torino, dove la sua famiglia si era trasferita. Nel giugno del 1944, entrato in contatto con antifascisti di orientamento liberale, Vinicio Culeddu si diede all'attività clandestina diffondendo materiale di propaganda e dedicandosi anche alla ricerca di materiale bellico da far pervenire alle formazioni partigiane. Sentendosi scoperto, nel febbraio del 1945 decise, col suo amico Vittorio Di Dario, di raggiungere le Langhe, dove i due ragazzi furono aggregati al Comando della 1a Divisione autonoma del maggiore Enrico Martini Mauri. Il 14 marzo del 1945 i due giovani partigiani, catturati al Bric Berico dai militi di un reparto fascista denominato "Cacciatori degli Appennini", furono immediatamente fucilati. I loro cadaveri, abbandonati sul luogo dell'esecuzione, furono recuperati poi dal parroco di Murazzano e sepolti nel cimitero del paese. Dopo la Liberazione a Vinicio Culeddu è stata concessa la laurea in Legge "ad honorem". Una lapide lo ricorda a Torino, sulla casa dove abitava in via Cesare Balbo.