Alberto Todros
Sua madre era un'isolana cattolica. Suo padre, un torinese di religione ebraica, era morto nel 1925, poco dopo la nascita di un secondo figlio, Carlo. Da allora, per la famigliola dei Todros, era stata una vita di stenti, tra Pietra Ligure e Torino, resa ancor più difficile, dopo l'entrata in vigore delle leggi razziali, dall'origine del padre. I fratelli Todros non poterono frequentare scuole normali, ma certo impararono dalla madre l'amore per la democrazia e la libertà. Dopo il 25 luglio del 1943, Alberto, in Liguria, si unisce con il fratello ad altri giovani e partecipa ad azioni di sabotaggio contro i nazifascisti, finché non viene arrestato e deportato, con Carlo, nel lager di Mauthausen. Rimarrà nel campo di concentramento nazista sino ai primi di maggio del 1945. Tornato in Italia, Alberto riesce a terminare gli studi in ingegneria e inizia l'attività politica nel PCI. Segretario di una Sezione torinese del partito comunista, Todros entra nel comitato federale del PCI e nel 1951 viene eletto consigliere comunale a Torino, incarico che ricoprirà per 24 anni. Dal 1963 e per quattro legislature è deputato al Parlamento, dove fa parte della Commissione Lavori Pubblici. Fermamente contrario alle politiche di cementificazione e all'andazzo della costruzione di quartieri dormitorio, Alberto Todros è stato a lungo membro effettivo dell'Istituto nazionale d'urbanistica. Stimato urbanista, ha firmato i piani regolatori di Alessandria, Vado Ligure, Venaria, Beinasco, ha partecipato alla realizzazione del piano intercomunale di Savona e ha fatto parte della commissione di studio di quello intercomunale di Torino. Nel 1996 Todros ha pubblicato un libro: "Memorie".