Angelo Gotti
Lavorava come operaio al Canapificio di Villa d'Almè quando, nel 1941, era stato chiamato alle armi. Durante il servizio militare il giovane si era ammalato e, nell'aprile del 1943, era stato posto in congedo col grado di sergente maggiore. Rimase con i suoi sino all'armistizio, poi s'impegnò subito nella guerra di liberazione. Partigiano combattente nella formazione "Val Brembo" della Brigata Fiamme Verdi "Primo Maggio", Gotti si distinse subito per il suo coraggio e la capacità di comando. Nominato caposquadra, il giovane operaio, durante uno scontro con i fascisti avvenuto il 23 novembre del 1944 in Valle Imagna, fu gravemente ferito. Catturato dal nemico fu prima torturato sul posto e poi fucilato. La motivazione della ricompensa al valore recita: "Valoroso combattente della lotta di liberazione, distintosi fin dall'inizio del movimento per iniziativa, per capacità di comando e per intrepido coraggio dimostrato in numerosi combattimenti, dopo quattordici mesi di indefessa attività, seriamente ferito cadeva nelle mani del nemico. Orrendamente torturato, resisteva con sovrumana forza d'animo ed intrepida fierezza nulla rivelando. Sanguinante e mutilato di un occhio veniva posto davanti ai fucili del plotone di esecuzione, ma prima di cadere, con esemplare coraggio rivendicava la sua appartenenza alle formazioni partigiane e la sua fedeltà alla Patria".