Romeo Nadalini
Nel 1927 si era iscritto al Partito comunista e, oltre che contribuire all'organizzazione clandestina del suo partito, era stato alla testa delle lotte bracciantili a Carpi e a Soliera. Anche in Valtellina, quando vi si era trasferito in cerca di lavoro, Nadalini continuò nella sua attività antifascista, finché nel marzo del 1931 non fu arrestato. Deferito al Tribunale speciale, fu condannato a 4 anni di reclusione. Ne scontò poco più di uno, perché poté beneficiare della cosiddetta "amnistia del decennale", ma nell'aprile del 1935 venne di nuovo arrestato. Questa volta la condanna fu di 10 anni e 6 mesi di reclusione, di cui quattro scontati; ma già sul finire del 1939, l'indomabile antifascista tornò in carcere. In precarie condizioni di salute, allorché nel 1940 fu rilasciato, Nadalini avviò una piccola officina di riparazioni che, naturalmente, dopo l'armistizio, divenne luogo d'incontro di antifascisti e deposito di armi. Romeo Nadalini prese così parte alla Guerra di liberazione nelle file della Resistenza modenese, col ruolo di comandante della Prima zona operativa. Nel 2007, l'amministrazione comunale di Carpi gli ha intitolato una via.