Sergio Serafini
Arruolato in Marina nel ruolo di cannoniere, l'8 settembre 1943 si trovava a Napoli. Riuscito a sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi, Serafini era tornato al Nord e si era aggregato alle prime formazioni partigiane dell'Ossola. Nel maggio del 1944, il giovane era entrato a far parte della Prima Banda "Gramsci" della Brigata "Valdossola".
Nel corso di un rastrellamento, Serafini combatté coraggiosamente con pochi compagni, riuscendo ad evitare l'accerchiamento dell'intera formazione partigiana. Poi, nel tentativo di assaltare una posizione nemica, fu mortalmente colpito da un lancio di bombe a mano. La decorazione alla memoria gli è stata conferita con questa motivazione:
"Patriota e combattente di rara tempra e robustezza, partecipava a numerosi combattimenti ponendo in evidenza le più alte doti di ardimento, sangue freddo e capacità tattica. Nel corso di un violento rastrellamento nemico protrattosi per più giorni, svolgeva con pochi uomini brillanti rischiose missioni, riuscendo più volte a sventare, nonostante la schiacciante superiorità dell'avversario, i tentativi nemici di accerchiamento. Successivamente, in testa ai pochi superstiti assaltava con eroica temerarietà a colpi di bombe a mano una munitissima postazione nemica fortemente difesa che sbarrava l'itinerario della retrostante colonna. Giunto a pochi passi dalla meta, veniva mortalmente colpito da un nutrito lancio di bombe a mano. Prima di immolare la sua giovane esistenza aveva ancora la forza di gridare al suo comandante di recuperare il suo mitra. Fulgido esempio di alta nobiltà d'animo e di puro amor patrio".