Anton Ukmar
Terzo di dieci fratelli di una famiglia di contadini d'origine slovena, dopo aver fatto a Trieste l'aiuto giardiniere, a 17 anni era stato assunto nella "Ferrovia meridionale". Giovane socialista nel primo dopoguerra, nel 1926 aderì al Partito comunista e, quando, l'anno dopo, fu trasferito dalla stazione di Opicina (Trieste) a quella di Genova, fu molto attivo tra i ferrovieri liguri. Il suo impegno sindacale gli valse il licenziamento e un foglio di via per il paese di origine. Seguì, a Prosecco, l'ingresso di Ukmar nell'organizzazione clandestina "Borba" (Lotta), che praticava contro il fascismo anche azioni di lotta armata. Poi l'espatrio in Jugoslavia per sfuggire all'arresto, il passaggio in Francia, il lavoro di direzione con Luigi Frausin, il soggiorno in URSS, l'impegno in Spagna prima come addetto al controspionaggio poi come commissario politico della 12a Brigata Garibaldi. Infine, nel febbraio del 1939, l'internamento nel campo di Argelès-sur-Mer, che Ukmar lascia per raggiungere l'Etiopia e affiancare Ilio Barontini e Domenico Rolla nella lotta contro i colonialisti fascisti. Nel 1940, l'infaticabile antifascista italiano è di nuovo nella Francia invasa dai tedeschi. I collaborazionisti francesi lo internano a Vernet d'Ariège e poi a Castres, ma Ukmar evade ed entra nel maquis del Sud della Francia. L'8 settembre 1943, eccolo rientrare in Italia per raggiungere la Venezia Giulia, ma a Milano il suo partito lo incarica di spostarsi in Liguria. Qui "Miro" (questo il suo nome di battaglia), comanda le formazioni partigiane della VI Zona con tale efficacia che, dopo la Liberazione, il Comune di Genova lo insignisce della cittadinanza onoraria. Alla fine del mese di maggio del 1945, Anton Ukmar (su invito dei rappresentanti jugoslavi in Italia) è già in Venezia Giulia, con incarichi dirigenti nel Partito comunista del Territorio Libero di Trieste. Il Territorio era, allora, sotto amministrazione alleata e Ukmar, che contravvenendo ai divieti degli Alleati vi aveva diretto uno sciopero generale, fu condannato a 4 mesi di reclusione. Per evitare il carcere, Ukmar passa a Capodistria (nella Zona B, sotto controllo jugoslavo). Lì ha modo, nel giugno del 1948, di pronunciarsi contro la messa al bando di Tito da parte del Cominform. Contro il verdetto moscovita va anche a Trieste, a polemizzare con i comunisti italiani, e si fa così arrestare dagli Alleati che lo rinchiudono nella carceri del Coroneo e gli fanno scontare la condanna comminata nel 1946. Quando torna libero, Ukmar resta a Trieste ma, nel 1956, decide di trasferirsi a Capodistria, ormai diventata Koper, dove avrà incarichi nel movimento antifascista e democratico, ma non svolgerà funzioni politiche di rilievo, salvo "testimoniare", sino ai suoi ultimi anni, in Italia e in Jugoslavia, sulla Resistenza. L'eccezionale contributo dato da Ukmar alla liberazione dal nazifascismo è stato riconosciuto, oltre che con la cittadinanza onoraria attribuitagli dalle Città di Genova e di Koper, da una Medaglia d'oro del governo italiano, dalla Bronze Star, dalle massime onorificenze partigiane jugoslave.