Tigrino Sabatini
All'armistizio Sabatini si trovava a Roma, dove era occupato alla Snia Viscosa. L'8 settembre lo vide tra gli uomini della formazione "Pepe" che, per dodici ore, tenne testa ai paracadutisti nazisti alle porte della Capitale. Quando i tedeschi occuparono la città, Sabatini fu tra i fondatori del gruppo "Scintilla", che avrebbe presto dato vita al movimento partigiano di "Bandiera rossa", nel quale l'operaio, che era intanto passato a lavorare alla Breda, entrò con il nome di battaglia di Badengo e con l'incarico di capo settore della Seconda zona, che comprendeva il popolare quartiere di Torpignattara. Fu alla Breda che Sabatini si convinse, e convinse altri compagni di lavoro, che per poter meglio sabotare le attività degli occupanti sarebbe stato opportuno lasciare la fabbrica. Fu così che Sabatini e i suoi compagni si dimisero dalla Breda e si fecero assumere da un'impresa che aveva ottenuto dai tedeschi l'appalto per la ricostruzione e la manutenzione delle linee ferroviarie intorno alla Capitale. Non passò molto tempo e l'attività di Tigrino Sabatini fu scoperta. Il 23 gennaio del 1944 l'operaio antifascista fu arrestato. Portato in via Tasso, riuscì a resistere agli interrogatori e fu quindi trasferito a Regina Coeli. Il tempo per l'istruzione del processo, che si concluse con una sentenza di condanna a cinque anni di reclusione, emessa da un Tribunale militare di guerra tedesco. Di nuovo rinchiuso a Regina Coeli, l'operaio ci restò poco: il 14 aprile fu di nuovo processato e condannato a morte; il 3 maggio Sabatini fu fucilato al Forte Bravetta.