Giuseppe Zanè
Era conosciuto nell'alto Vergante come il capo di una famiglia di militanti antifascisti. Giuseppe, infatti, dopo aver partecipato alla spedizione italiana in Libia, aveva avuto modo di incontrare in Svizzera, nel 1916, Vladimir Ilic Ulianov, universalmente conosciuto come Lenin; quell'incontro avrebbe condizionato la sua vita e quella dei suoi famigliari.
Reduce dalla Prima guerra mondiale, l'artigiano si era trasferito ad Arona, sul Lago Maggiore. Combattivo militante socialista, aveva dovuto riparare in Svizzera, con la moglie Maddalena Zanetta e due figli ancora bambini (un terzo figlio, Roberto, sarebbe nato nella Confederazione), per sottrarsi alle violenze squadristiche.
Era tornato ad Arona nel 1938, ma nonostante il regime imperante, non aveva mai rinunciato alle sue idee socialiste. Così, quando cadde il fascismo e fu annunciato l'armistizio, il non più giovane Zanè entrò nella Resistenza, prendendovi parte attiva. Arrestato per i suoi precedenti, senza che fosse provato alcunché sul suo conto, fu incarcerato, prima a Pallanza, col figlio Roberto, e poi ad Arona.
Tornò in libertà dopo la sconfitta dei nazifascisti.