Anton Dante Coda
Dirigente locale del Partito liberale italiano, Coda - che nel 1923 aveva avuto modo di scontrarsi, anche fisicamente, con i fascisti biellesi - partecipò, nel 1924, alla campagna elettorale. Il suo nome figurava nel "listone", che portava come simbolo il fascio littorio e che era stato aperto a "tutti gli uomini che al di sopra dei partiti diano garanzie sufficienti di fedeltà alla nazione". Furono proprio gli squadristi che sostenevano Coda ad uccidere il socialista Eriberto Ramella Germanin, durante un comizio dell'avvocato liberale a Favaro, allora una frazione di Biella. Non passò molto e, consolidatosi Mussolini al potere, l'avvocato Coda, che si era ricreduto, passò all'opposizione. Il suo studio a Torino divenne punto d'incontro di antifascisti. Nel 1935, mentre si stava recando a Parigi per incontrarvi alcuni dirigenti di "Giustizia e Libertà", fu fermato dalla polizia alla frontiera. Tradotto a Roma, se la cavò con un mese di carcere. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 l'avvocato Coda rappresentò i liberali prima nel CLN di Milano e poi in quello dell'Alta Italia. Fu lui, poco prima dell'insurrezione, a trattare il passaggio dei poliziotti ausiliari milanesi a disposizione del CLNAI. Nel dopoguerra, Coda ha ricoperto cariche nel Partito liberale e ha pubblicato numerosi saggi sull'opera di Quintino Sella, sull'industria tessile e sulle prime lotte operaie nel Biellese.