Ludovico Tarsia
Alla fine dell’Ottocento si era iscritto, su posizioni di sinistra, al PSI. Amico di Amadeo Bordiga, Tarsia si schierò con lui nella contrapposizione ai cosiddetti “bloccardi” che, alla vigilia delle elezioni amministrative del 1914 a Napoli erano usciti dal PSI per entrare nel listone del “Blocco popolare”. Nel 1919 il chirurgo napoletano, durante il Congresso dei socialisti a Bologna, fece parte della frazione dei comunisti astensionisti e, conseguentemente, nel 1921, fu a Livorno tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, del quale fu eletto nel Comitato centrale. Per sottrarsi al fascismo nel 1928, il medico comunista decise di emigrare in Brasile. In America latina restò otto anni, esercitandovi con successo la professione di chirurgo. Tornato in Italia nel 1936 si impegnò soltanto nella sua attività professionale, tanto che allo scoppio della Seconda guerra mondiale il governo fascista non ebbe difficoltà a nominarlo, col grado di colonnello, direttore dell’Ospedale militare della città giuliana. Terminato il conflitto, il professor Tarsia aderì al Partito comunista internazionalista, collaborando anche alla stampa di quel partito.