Annibale Riva
Sappista del distaccamento “Mazzini” col nome di battaglia di “Luca”, alla vigilia della Liberazione stava accompagnando un repubblichino, appena catturato dai partigiani del reparto al suo comando, a San Bernardino. Annibale Riva (il cui figlio, Nino, era partigiano del distaccamento “Filippo Airaldi”, operativo nella zona), si era opposto all’eliminazione sommaria del fascista catturato e, con i suoi uomini, lo stava appunto portando alla sede del Comando, perché venisse sottoposto ad un regolare processo. Quando il gruppo incrociò un camion di soldati tedeschi in ritirata, il prigioniero si divincolò e corse urlado verso i nazisti che, subito, aprirono il fuoco contro i partigiani. “Luca”, ferito, cadde in una cunetta dove, raggiunto dai tedeschi, fu eliminato con un colpo di pistola alla nuca. Al nome di Annibale Riva, conosciuto nella zona oltre che per il suo coraggioso impegno civile (dimostrato nei 18 mesi di lotta partigiana tra il Bricco delle Penne, l’Armetta, il Fronté e il Monte Grande), per la sua passione sportiva, è stato intitolato, nell’immediato dopoguerra, lo stadio comunale di Albenga.