Vincenzo Bianchini
Nonostante fosse stato riformato, aveva partecipato alla guerra d’Etiopia come medico volontario. Aveva poi retto a Roma le Condotte di Fiumicino e della borgata Caffarelletta e, dopo l’8 settembre 1943, era entrato nella Resistenza combattendo sui monti del Cimino nella banda partigiana costituita da Mariano Buratti, con ex militari che erano stati allievi di suo cognato.
Nel dopoguerra (dopo un periodo come medico nelle miniere sarde dell’Ingortosu e dopo essere tornato nella condotta della Caffarelletta), Bianchini nel 1951 era partito con una missione medica italiana per la Persia, dove si fermò 10 anni svolgendovi contemporaneamente attività di pittore e di scultore, tanto che alcune sue opere (sculture in ferro e in ceramica), sono conservate in edifici iraniani.
Dieci anni dopo, Vincenzo Bianchini era in Congo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per passare nel 1965 in Algeria, dove restò sino al 1967, quando, tornato in Iran, vi restò svolgendovi la sua opera di medico e di artista sino all’avvento di Khomeini. Nel 1978 il trasferimento in Svizzera dove è mancato.
Bianchini è stato anche scrittore, filosofo e poeta ed è conosciuto pure per aver partecipato a molte Mostre collettive e personali.