Andrea Marabini
Aveva aderito sedicenne al Partito socialista e nel 1921 era passato al PCd’I. Andrea Marabini divenne così il primo segretario della Federazione comunista di Bologna. Nel 1922, al secondo Congresso del partito, fu designato a dirigere quella di Ravenna.
Più volte coinvolto in scontri con gli squadristi, Marabini anche per il nome che portava (il padre, Anselmo, era uno dei più noti dirigenti socialisti emiliani), diventò uno dei bersagli preferiti delle bande fasciste.
Consigliato dai suoi compagni ed emigrato in Francia, vi continuò la sua attività di rivoluzionario sino a che non fu arrestato dalla polizia francese. Scontati 6 mesi di carcere Marabini fu consegnato dai francesi alla polizia fascista. Altri quattro mesi di prigione in Italia e poi, per Andrea Marabini, un altro espatrio clandestino.
Espulso dalla Francia dove era tornato, il dirigente comunista riparò in Belgio, per poi passare, su decisione dei suoi compagni, in Unione Sovietica dove restò, lavorando come operaio, dal 1929 al 1943.
In quegli anni Marabini, sulle orme del padre, perfezionò la sua preparazione sui problemi del’agricoltura, mettendola a frutto con la pubblicazione, nel 1938 a Parigi, dei libri “Il fascismo italiano affama i contadini” e “Proletariato agricolo e fascismo in Italia”.
Dopo la Liberazione Marabini poté tornare in patria e qui mettersi subito al lavoro per organizzare i contadini e le loro cooperative. Eletto deputato alla Camera nella prima e seconda Legislatura, nel 1958 passò al Senato, impegnandosi con molta competenza nei due rami del Parlamento, principalmente sulle questioni dell’agricoltura e dell’alimentazione.