Dante Conte
Era stato molto attivo a Torino durante le lotte operaie tra il 1915 e il 1920 e, particolarmente, durante l’occupazione delle fabbriche.
Diventato comunista alla fondazione del partito, il meccanico dopo l’emanazione delle “leggi eccezionali”, nel 1926, accentuò la sua attività clandestina sino a che, nel 1928, fu arrestato e condannato a 6 anni e sei mesi di carcere.
Liberato nel 1932 in seguito alla cosiddetta “amnistia del Decennale”, Dante Conte riprese subito il suo impegno antifascista clandestino che gli valse, due anni dopo, un nuovo arresto e un nuovo processo dinnanzi al Tribunale speciale, che questa volta gli comminò una condanna a 14 anni.
Conte non li scontò tutti, grazie alla caduta di Mussolini e l’8 settembre 1943 era già tra gli organizzatori della Resistenza in Piemonte e in Liguria, dove divenne comandante delle SAP e commissario politico delle Brigate d’assalto Garibaldi della piazza di Genova.
Dopo la Liberazione, tornato a Torino, Conte è stato per anni apprezzato dirigente di quella Federazione del PCI.