Jole De Cillia
La madre di Jole era carnica e il padre era un falegname di Mereto di Tomba (UD). Nel 1924, come migliaia di altre famiglie friulane, i De Cillia emigrarono in Francia, dove la ragazzina dopo aver frequentato le elementari e le medie seguì un corso per infermiera.
Nel 1940, con lo scoppio della guerra, i De Cillia tornarono in Italia e Jole, assunta all’ospedale di Udine, fu impiegata nel reparto “Forlanini”, dove venivano curati i malati di tbc. Al Forlanini la ragazza conobbe Fidalma Garosi, pure lei infermiera, e si unì al gruppo di antifascisti dell’ospedale che, dal 1942, aiutavano i partigiani sloveni, attivi nel Friuli orientale, rifornendoli di medicinali sottratti alla casa di cura.
Il 10 ottobre del ’43 la De Cillia e la Garosi decisero di salire insieme in montagna e a Canebola, sopra Faedis, si unirono ad un gruppo di partigiani garibaldini ed assolsero al compito di curare i feriti e di svolgere propaganda tra le donne del posto. A metà novembre del 1943 un grande rastrellamento nazifascista costrinse i partigiani a scendere in pianura e l’impegno di Jole e della sua amica fu quello di staffetta. Vi assolsero con grande diligenza sino a che un gappista, che era riuscito ad entrare, come elettricista, nel comando delle SS di Udine, vi trovò un documento con i nomi di Jole e della sua amica.
Per sottrarsi alla cattura le due ragazze decisero di risalire sui monti. Anche in montagna Jole continuò nel suo impegno spostandosi tra lo Spilimberghese, la Val Tramontina e la Carnia facendo l’infermiera, occupandosi della diffusione della stampa clandestina, promovendo la costituzione dei Gruppi di difesa della donna. Nell’estate del 1944, quando la fine della guerra pareva ormai vicina e ovunque sorgevano le “Zone libere”, Jole e Fidalma parteciparono alle riunioni della Giunta di governo della Carnia e dell’Alto Friuli, portandovi la voce delle donne.
Quando l’arresto degli Alleati sulla Linea Gotica fece capire alle forze della Resistenza che la lotta armata non era ancora finita e si decise il ritorno dei patrioti sulle montagne “Paola” (questo il nome di copertura di Jole) decise di raggiungere a Palcoda (un villaggio abbandonato sopra Tramonti) il suo innamorato Giannino Bosi che, con nome di battaglia “Battisti”, comandava il Gruppo Brigate Garibaldi Sud.
Giannino, un ginocchio gonfio per una caduta, non poteva camminare e Jole restò al suo fianco e fu con lui sorpresa dall’assalto notturno di un battaglione della X MAS. Allorché Bosi si suicidò per non cadere in mano al nemico, Jole De Cillia raccolse il mitra del fidanzato, sparò contro i fascisti e, come lui, si uccise. Il giorno dopo i repubblichini del battaglione “Valanga” eliminarono, dietro il cimitero di Tramonti di Sotto, dieci combattenti delle Brigate Garibaldi Sud, caduti nelle loro mani.