Remo Tagliaferri
Remo Tagliaferri, ciociaro, agente di Pubblica Sicurezza, presta servizio a Campagna, in provincia di Salerno. Dal 1940 è incaricato della sorveglianza del campo di internamento per ebrei in attesa di deportazione di San Bartolomeo.
Pur in semilibertà, i prigionieri devono attenersi a precisi orari e a itinerari segnati da strisce di calce, ma Tagliaferri concede più ampia libertà e la possibilità di entrare in paese. Alcuni reclusi sono medici e Remo li incarica di occuparsi della salute delle famiglie più povere e disagiate.
Dopo l’armistizio però la responsabilità del campo passa ai tedeschi. Così una sera, quando Tagliaferri viene a sapere che il trasferimento dei prigionieri in Germania è fissato per il giorno successivo, d’accordo con il direttore del campo, lascia segare le inferriate di una finestra e tiene aperto un portone durante la notte, permettendo ai circa 150 ebrei (austriaci, cechi, polacchi, istriani di Fiume) di fuggire sui monti circostanti.
Al mattino i tedeschi iniziano con i cani lupo le ricerche degli evasi e di Tagliaferri, che ha trovato rifugio sul campanile del convento della Madonna d’Avigliano, poco distante. I militari perquisiscono il monastero ma tralasciano il campanile. Remo riesce a scappare sulle montagne di Acerno dove sopravvive per diversi giorni, brancolando come un animale e sfamato dai pastori.
Dopo essere andato in pensione col grado di maresciallo, nella Giornata della Memoria del 2004 ha ottenuto un solenne riconoscimento dalla Presidenza della Regione Lazio. L’amministrazione comunale di Collepardo, suo paese natale, ha proposto alla Comunità Ebraica di inserire Remo Tagliaferri nell’elenco dei “Giusti tra le Nazioni”.