Elena Rasera
Di famiglia antifascista, Elena Rasera si trasferisce a Milano dal paese natale e all’età di 21 anni entra alla Olap, importante complesso industriale che produce strumenti di precisione per la telefonia e la radiofonia, contando 3.000 operai fra cui ben 1.700 donne. Con la guerra la fabbrica assume un ruolo importante in ottica militare ed Elena, nel corso dell’inverno ’43, si occupa della costituzione all’interno degli stabilimenti dei Gruppi di Difesa della Donna, strutturati in piccole unità di 2-3 lavoratrici collegate le une con le altre come in una catena di Sant’Antonio.
A marzo 1944, è lei ad organizzare lo sciopero alla Olap cui aderiscono circa 500 operaie: dopo aver scollegato la corrente elettrica agli impianti, sono proprio le donne a uscire per prime dai posti di lavoro proteggendo i colleghi uomini, più esposti agli arresti e alle rappresaglie.
Verso la metà di ottobre, in seguito al ritrovamento di armi nella fabbrica, i fascisti uccidono sette lavoratori e ne arrestano venti. Elena si dà alla clandestinità, assume il nome di battaglia “Olga” e riceve l’incarico di Capo servizio di collegamento e diffusione stampa clandestina, responsabile della zona della città tra Porta Venezia e Rogoredo, cui fanno capo le fabbriche della Bianchi, Innocenti, Saffa e della trafileria Redaelli. Nei giorni immediatamente precedenti l’insurrezione milanese, entra in contatto anche con Gina Galeotti Bianchi “Lia”, che le confida di essere incinta: poco tempo dopo, da una compagna, conoscerà i particolari tragici della fine della coraggiosa staffetta partigiana, mitragliata e uccisa dai tedeschi insieme al bimbo che portava in grembo.
Elena Rasera ha compiuto 100 anni, ricevendo dal Comune di Milano il riconoscimento dell’Ambrogino d'oro, e le sue memorie sono raccolte in un’autobiografia.