Alberto Araldi
Durante l'occupazione era passato con la Resistenza e nel gennaio del 1945 comandava la 3a Brigata della Divisione partigiana "Piacenza", che operava al comando di un altro carabiniere, il tenente Fausto Cossu. Del coraggio di Araldi, dell'audacia delle sue azioni, ha scritto Pietro Solari nel volume Partigiani in Val Trebbia e Val Tidone.L'eroico carabiniere partigiano cadde nelle mani dei tedeschi mentre, ai primi di gennaio, tentava di catturare un capo nazista di Piacenza, responsabile di rappresaglie e di crimini di guerra. Dopo un processo sommario, Araldi fu portato davanti a un plotone di esecuzione, formato da fascisti italiani, e fucilato nel cimitero di Piacenza.
La motivazione della massima ricompensa al valore concessa alla sua memoria recita: "Patriota di grande fede e di purissime doti, coraggioso, indomito e valoroso comandante partigiano, guidava i propri uomini alle più ardite imprese dando con le sue epiche gesta, alle popolazioni atterrite dalla prepotenza e dai soprusi degli oppressori, la fede nel movimento partigiano. Dopo aver compiuto per sua iniziativa, azioni di leggendario valore, organizzava un audace piano per colpire uno dei maggiori responsabili delle ignominie e delle efferatezze. Catturato per vile delazione mentre si accingeva a compiere la missione, veniva condannato a morte ed affrontava con fierezza e serenità il plotone di esecuzione che col piombo fratricida troncava la sua balda esistenza. Cadeva al grido di "Viva l'Italia! ", esempio ed assertore di ogni eroismo."