Silvio Barbagelata
Aveva trascorso gli anni della giovinezza all'estero, seguendo gli affari della sua famiglia di armatori, ma nel primo dopoguerra, rientrato in Italia, aveva aderito al PSI, svolgendo a Genova un'intensa attività politica e sindacale. Nel 1924, Barbagelata era entrato nelle file del Partito comunista e, di conseguenza, col varo delle leggi eccezionali fasciste, è tra i primi ad essere arrestato. Il Tribunale speciale lo condanna a 4 anni di confino per "attività comunista in Italia e all'estero". Il giovane antifascista, irriducibile, è anche arrestato, proprio mentre si trova a Lipari, per aver svolto propaganda politica.
Tornato a Genova, ecco che Barbagelata, non solo si impegna nell'organizzazione comunista clandestina, ma si adopera anche per svolgere un delicato servizio di informazioni a favore del Governo repubblicano spagnolo. Così quando è di nuovo arrestato e processato, con sentenza del 25 novembre 1937, è condannato per spionaggio a 25 anni di reclusione. Non valgono a restituirgli la libertà, né la caduta del fascismo, né l'armistizio, né lo svilupparsi della guerra di liberazione. Barbagelata esce finalmente dal carcere di Saluzzo soltanto il 14 aprile 1945, quando i partigiani attaccano il reclusorio. Il non più giovane antifascista si aggrega subito alla formazione dei suoi liberatori (che gli affidano il comando di un Distaccamento della XI Divisione Garibaldi), ma non potrà assistere alla vittoria sul nazifascismo: cadrà, colpito a morte, durante uno degli ultimi scontri.
Il nome di Silvio Barbagelata è inciso sulla lapide che, in provincia di Cuneo, sul ponte medioevale di Pagno, ricorda un gruppo di partigiani caduti.