Emilio Bonatti
Nato a Stienta (Rovigo) l'11 gennaio 1916, membro della Presidenza onoraria dell'ANPI e parlamentare comunista.
Cresciuto in una famiglia contadina del Polesine, Bonatti è stato dal 1932 fra gli organizzatori del movimento clandestino antifascista nella sua Provincia. Dopo l’8 settembre 1943 Stienta diventa il fulcro della Resistenza. Già il 9 settembre Bonatti, che diventerà in seguito il “Comandante Murin”, mette a segno con alcuni compagni la prima azione partigiana a Pontelagoscuro, impossessandosi delle mitragliatrici e delle munizioni della locale postazione antiaerea. Grazie al coraggio e alle doti di organizzatore di “Murin” la Resistenza prende rapidamente piede nel Polesine. Gruppi partigiani nascono a Castelmassa, Ceneselli, Occhiobello, Santa Maria Maddalena, Ficarolo, Fiesso Umbertiano, Badia Polesine. La loro attività preoccupa i nazifascisti che, quando “Murin” (che nello scontro resta ferito), assalta con una sessantina di garibaldini un deposito tedesco a Salara, nel giugno del 1944, decidono di intensificare i rastrellamenti e le rappresaglie. In ottobre è uno stillicidio di massacri: il 13, a Castelguglielmo, sono subito passati per le armi i partigiani catturati dai tedeschi con l’appoggio dei repubblichini; il 15, a Villamarzana, sono massacrati 43 tra partigiani e civili che li sostengono; il 26 un grande rastrellamento investe l’area tra Fiesso Umbertiano e Occhiobello e circa 2.000 persone vengono concentrate sulla piazza di Stienta e molte di queste sottoposte a pesanti interrogatori. La violenza dei nazifascisti non riesce, però, a disarticolare le formazioni garibaldine. Il 30 dicembre Brigata Nera e Guardia Nazionale Repubblicana pianificano un secondo rastrellamento; nel suo corso alle Zampine di Stienta sono bruciate una diecina di case e sono catturati una quarantina di patrioti. “Murin”, che tenta di contrastare l’azione dei repubblichini, è gravemente ferito e catturato. Finirà all’ospedale di Trecenta, dove per dieci giorni i fascisti, prima di condannarlo a morte, lo sottoporranno a continue sevizie. Si salverà perché un medico antifascista riuscirà a farlo trasferire all’Ospedale psichiatrico di Rovigo dove, con la collaborazione di alcuni infermieri, i garibaldini lo libereranno. Appena sarà guarito, Emilio Bonatti tornerà alla lotta, sino alla completa liberazione del Polesine, alla cui ricostruzione nel dopoguerra ha dato un grande contributo sia come dirigente locale del PCI, sia come amministratore, sia come senatore della Repubblica.