Gianni Brera
È considerato dagli appassionati il più grande tra i giornalisti sportivi.
Dopo la laurea aveva intrapreso la professione a Roma, come redattore capo della rivista “Folgore”, ma aveva finito per entrare nella Resistenza col fratello Franco col quale, a Milano, fu protagonista alla Stazione centrale di una delle prime sparatorie contro i tedeschi.
L’attività clandestina di Gianni Brera prosegue nel capoluogo lombardo e nel Comasco e si sviluppa in Val d’Ossola sino alla Liberazione, quando, a guerra finita, riprende la professione alla “Gazzetta dello Sport”.
Per il quotidiano sportivo, che il regime fascista aveva soppresso, Brera organizza il primo Giro d’Italia di ciclismo e negli anni scrive per “Sport giallo” (un settimanale da lui fondato), per “Il Giorno”, per “Il Giornale nuovo”, per il “Guerrin Sportivo”, per “La Repubblica”.
Candidato al Parlamento negli anni Settanta per il Partito socialista e poi per quello radicale, non fu mai eletto e non poté realizzare il suo sogno di tenere un discorso a Montecitorio.
Gianni Brera mori in un incidente automobilistico, sulla strada tra Codogno e Casalpusterlengo. Oggi portano il suo nome l’Arena di Milano e molti Premi letterari e giornalistici.