Giuseppe Brini
Durante la Resistenza aveva combattuto con i patrioti della 62ma Brigata Garibaldi "Camicie Rosse", operativa nel Bolognese. Brini nella "Pampurio" (così chiamavano sbrigativamente la loro Brigata i partigiani della 62ma, che l'avevano ribattezzata col nome di battaglia di Giancarlo Lelli, un loro compagno caduto), faceva parte della compagnia comando. Quelli della "Pampurio" si battevano contro i nazifascisti in una zona senza asperità di rilievo e quindi molto esposta, tra gli abitati di Sasso Marconi, Pianoro e Casalfiumanese, a nord, e Marzabotto, Monzuno, Loiano e Castel del Rio, a sud. Circa 280 chilometri quadrati nei quali i partigiani della 62ma lasciarono sul terreno 81 morti e un numero ancora maggiore di feriti. Brini, a parte gli scontri armati con i nazifascisti, si occupava anche della propaganda e fu tra coloro che, per tutto il tempo dell'occupazione, contribuirono all'attività della famosa tipografia clandestina di Conselice (Ravenna), divenuta nel 2006 una sorta di monumento alla libertà di stampa. Dopo la Liberazione, Giuseppe Brini è stato prima redattore e poi direttore del settimanale bolognese La Lotta. Dal 1957 al 1968 ha insegnato nelle "scuole di partito" del PCI, a Roma e a Bologna. Ha anche scritto storie partigiane (è del 1976, per il trentennale della Costituzione, Lo avrai camerata Kesselring (Bologna e la Resistenza), racconti e poesie, romanzi ambientati nella vecchia Bologna, saggi su alcune importanti fabbriche bolognesi. È stato per anni il redattore di numeri unici della rivista Resistenza oggi ed ha fatto parte, sino alla morte improvvisa, del Direttivo provinciale dell'ANPI di Bologna e della Commissione editoriale dell'Associazione.