Francesco Caglio
Risiedeva ad Arcore ed aveva lavorato, come magazziniere, prima alla "Moto Gilera" e poi alla "Aeronautica Bestetti". Padre di due figlie, dedicava il suo tempo libero all'insegnamento del Catechismo nell'Oratorio maschile di Arcore che, nel dopoguerra, gli ha intitolato il campo di calcio. Dopo l'armistizio, Caglio era entrato nella Resistenza, svolgendo prevalentemente attività di supporto ai partigiani dislocati sulle montagne lecchesi. Il 6 marzo del 1944, l'impiegato antifascista fu arrestato, in seguito a delazione, con altri tre suoi compagni. Accusato di cospirazione contro lo Stato, Caglio fu prima incarcerato a Monza (dove fu torturato) e poi rinchiuso nella cella n° 10 del 1° Raggio di San Vittore. Vi restò sino al 9 giugno, quando ne fu decisa la traduzione nel campo di Fossoli. Immatricolato col n° 1610, un mese dopo Francesco Caglio fu fucilato nel vicino Poligono di tiro a segno con altri 66 deportati. Al suo nome, dopo la Liberazione, sono state intitolate strade di Lesmo e di Arcore.