Gino Canetti
Capitano di complemento del 119° Reggimento di fanteria della Divisione "Emilia", destinato alle operazioni di occupazione del Montenegro, Canetti dopo l'armistizio si lanciò con i suoi uomini all'attacco delle posizioni tedesche, cadendo durante il combattimento. La motivazione della ricompensa al valore ricorda: "Comandante di compagnia fucilieri di un battaglione a cui era stato dato il compito di attaccare un forte schieramento difensivo tedesco, durante la preparazione dell'attacco, esprimeva la sua decisa volontà di condurre vittoriosamente a termine l'azione, sia pure a costo del suo sacrificio personale. Incurante della violenta reazione avversaria, alla testa dei suoi uomini, che lo seguivano ammirati per tanto ardimento, si lanciava all'attacco delle posizioni nemiche. Ferito una prima volta ad una mano, noncurante di sé, accorreva là dove più ferveva la lotta, dando prova ammirevole di un cosciente sprezzo del pericolo. Mentre stava per sopraffare un centro di resistenza, una bomba da mortaio gli asportava il braccio destro, sollevato per indicare ai suoi la via della vittoria. Colpito ancora una volta gravemente ad una gamba, insensibile al dolore e noncurante degli inviti di recarsi al più vicino posto di medicazione, piegatosi in ginocchio, con ammirevole stoicismo continuava ad incitare i suoi con l'esempio e la parola a persistere nella lotta, quando un colpo di granata che lo investiva in pieno, stroncava questa maschia figura di combattente e di comandante che cadeva fra i suoi che raggiungevano la meta e la vittoria. Nobile figura di eroe, che già in altre azioni di guerra aveva dato prova delle sue insuperabili doti di ardimento". Il nome di Gino Canetti è scolpito, con quello della Medaglia d'Oro Eugenio Banzola, sulla lapide apposta sul municipio di Langhirano a ricordo degli undici langhiranesi morti per la Libertà. Anche a Roma una via è stata intitolata a Canetti.