Pietro Cappellano
Il calabrese Pietro Cappellano, orfano di padre a quattro anni, si arruola nella Resistenza il 1° aprile 1944 a Rubano, nel padovano, entrando a far parte della Brigata “Franco Sabatucci”, Secondo Battaglione Audace, operante nel territorio a est del capoluogo. Come documentato all’Archivio di Stato di Padova, col nome di battaglia “Piero”, partecipa a numerosi assalti e azioni di sabotaggio ai danni dei nazifascisti.
Il 28 aprile 1945, armato dal comando partigiano, partecipa alla Liberazione della città di Padova e, nel tardo pomeriggio, rientrando alla base di Rubano assieme a un altro partigiano corregionale, si imbatte in una camionetta di soldati tedeschi che, sulla via della ritirata, per evitare rappresaglie, avevano preso in ostaggio quattro civili. Bloccata la vettura col suo compagno, Pietro non esita a intervenire, quando all’improvviso sopraggiunge la colonna degli altri militari che seguivano l’autoblinda e i due resistenti vengono freddati all’istante: morti proprio l’ultimo giorno.
Nel 69° anniversario della Liberazione, dopo un lungo iter burocratico seguito dai nipoti, le spoglie di Pietro Cappellano sono finalmente tornate a riposare nel paese natio, accompagnate dalla bandiera dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e omaggiate con una cerimonia solenne nella Chiesa Madre di Amato e davanti al Monumento ai Caduti, alla presenza del Sindaco, di autorità civili, militari e religiose della provincia di Catanzaro e del Presidente dell’ANPI Provinciale.