Enrico Caronti
Già segretario della Federazione giovanile socialista comasca, nel 1921 passò al PcdI. Durante il regime fascista fu più volte arrestato per "misure di Pubblica Sicurezza", ma non cessò mai l'attività politica clandestina. Dopo l'armistizio del '43, Caronti fu tra i primi ad organizzare la Resistenza nel Comasco. Fra i promotori degli scioperi del marzo 1944, l'operaio antifascista dovette abbandonare la sua casa, la moglie (Cherubina Meroni) e i due figli e raggiungere le formazioni partigiane. Con il nome di battaglia di "Romolo", Enrico Caronti divenne il commissario politico della 52ma Brigata Garibaldi "L. Clerici", della quale, nell'ottobre, assunse il comando. La notte del 21 dicembre 1944, durante un rastrellamento che investì la zona di Dongo, "Romolo" fu catturato, con altri due partigiani, dai militi della Brigata Nera di Menaggio. Rinchiuso nella sede dei brigatisti neri, l'operaio antifascista vi fu torturato per ore e ore. Era sfigurato quando, la notte del 23, i suoi aguzzini lo fucilarono. Nel 1975, in piazza Lucini, nel paese dove era nato, ad Enrico Caronti è stato eretto un monumento.