Nino Chiovini
Diplomatosi si era trasferito nel Milanese, a Cuggiono; qui il giovane chimico ebbe i primi contatti con antifascisti. L’8 settembre 1943 la decisione di entrare nella Resistenza. Raggiunte le alture della Val Grande sovrastanti Verbania, organizza una formazione partigiana che si chiamerà “Giovane Italia” e che si trasformerà in una “volante”, poi collegata alla 85ma Brigata Garibaldi “Valgrande Martire”. Sopravvissuto ai rastrellamenti delle SS e all’eccidio di Trarego del giugno 1944 (300 i partigiani morti), Chiovini si batterà contro i nazifascisti e parteciperà alla costituzione della “Repubblica dell’Ossola” col nome di battaglia di “Peppo”. Con la sua “volante” contribuirà poi alla liberazione di Verbania e di Cannobio. Nel dopoguerra Nino Chiovini, che nel 1946 si era iscritto al PCI, ha lavorato come tecnico alla Rhodiatoce di Pallanza sino al 1978, partecipando alle lotte operaie della sua fabbrica; tra il 1951 e il 1960 è stato consigliere ed assessore del Comune di Verbania; agli inizi degli anni ’70 ha aderito al gruppo del Manifesto. Soprattutto si è impegnato a tener vivi i valori della Resistenza collaborando all’Istituto storico della Resistenza P. Fornara di Novara e scrivendo, con l’appoggio dell’editore Vangelista, documentati e partecipi testi storici sulla lotta contro i nazifascisti nel Verbano Cusio Ossola. A Nino Chiovini è intitolato un classico sentiero di trekking tra l’Italia e la Svizzera, organizzato dalla “Casa della Resistenza – Parco della Memoria e della Pace” di Fondotoce. La sua ultima opera letteraria, Le ceneri della fatica, è uscita postuma nel 1992.