Stefano Carlo Cigliano
Nel 1935-36 aveva preso parte alla guerra d'Africa al comando di truppe di colore ed era stato decorato due volte. Al momento dell'armistizio durante la Seconda guerra mondiale, si trovava a Nizza Monferrato. Con un gruppo di soldati costituì subito un gruppo di resistenti e si preoccupò di rendere inutilizzabili le armi pesanti, per impedire che potessero essere usate dai tedeschi. Dall'ottobre del 1943, Cigliano (che avrebbe assunto via via i nomi di battaglia di "Criè", "Belbo", "Mimmo"), fu sino all'aprile del 1944, comandante del distaccamento "Vallone" della Brigata "Val Maira". Successivamente comandò la 98ma Brigata Garibaldi e, dal 15 gennaio 1945 alla Liberazione, la 15ma Divisione partigiana autonoma "Alessandria". Il sottufficiale ha diretto, con particolare coraggio e perizia, azioni partigiane nel Monferrato, in Val Maira e nelle Langhe. I fascisti repubblichini, per ritorsione, gli saccheggiarono la casa, arrestarono sua moglie e minacciarono di uccidere suo padre. Nell'agosto del 1944, il valoroso partigiano fu ferito gravemente in un combattimento con soldati tedeschi, nel quale i nazisti contarono ben 12 morti. Costretto a subire l'amputazione di una gamba, Cigliano appena ristabilito riprese il comando dei suoi partigiani e il 23 aprile del 1945 li guidò negli scontri per la liberazione di Nizza Monferrato. Alla loro testa puntò quindi su Alessandria dove (trattata col generale tedesco, Hildebrand, la resa della città), assunse il Comando Piazza. Dal 1945 al 1954 Stefano Carlo Cigliano è stato segretario dell'Associazione partigiani di Alessandria. Ha poi diretto la locale Federazione volontari della libertà e, sino ai suoi ultimi anni, è stato consigliere, a Torino, dell'Associazione mutilati e invalidi di guerra.