Giuseppe Curreno di Santa Maddalena
Di antica famiglia cuneese, figlio di un parlamentare del periodo giolittiano, si era laureato in giurisprudenza. Aveva partecipato alla prima guerra mondiale come tenente nel Reggimento Lancieri di Vercelli e, per il suo coraggio, aveva ottenuto due Medaglie d'Argento e una di Bronzo al Valor Militare. Al termine del conflitto decise di restare nell'Esercito e divenne insegnante all'Istituto superiore di guerra e cultura militare dell'Università di Torino. Durante la seconda guerra mondiale, col grado di colonnello, comandò, in Croazia e in Dalmazia, i Cavalleggeri di Saluzzo e all'armistizio, nonostante i tedeschi, riuscì a riportare in Italia il suo Reggimento. Raggiunta Torino, dopo lo scioglimento dell'unità che comandava, prese contatto con le forze antifasciste e su loro incarico si trasferì in Val d'Ossola. Qui fu tra gli organizzatori delle prime formazioni partigiane. Nel settembre del 1944 il Colonnello delle Torri, questo il suo nome nella Resistenza, fu nominato capo di stato maggiore del Comando unificato delle forze partigiane dell'Ossola. "Delle Torri" elaborò i piani di difesa della "zona libera", combatté nei rastrellamenti che precedettero la caduta della "Repubblica ossolana" e infine assunse il comando militare dell'intera zona. Un mese prima che le unità partigiane da lui coordinate si muovessero per la liberazione della Lombardia occidentale e giungessero sino a Milano, il Colonnello delle Torri perdeva il figlio sedicenne Giacomino, fucilato dai nazifascisti nelle Langhe. Dopo la Liberazione, promosso generale di Brigata per meriti di guerra, Giuseppe Curreno di Santa Maddalena chiese il collocamento nella riserva. Da quel momento si occupò di attività imprenditoriali: fu presidente della società Autostrada Ceva-Savona, consigliere dell'Autostrada Torino-Milano e della Società per il traforo del Gran San Bernardo; per un certo periodo ricoprì anche l'incarico di sindaco del comune di Lequio Tanaro.