Nicolò Dagnino
Apprendista nello stabilimento Ansaldo-Fossati, Nicolò Dagnino sviluppò la sua attività antifascista soprattutto tra i giovani della fabbrica dove lavorava, intensificandola quando, con la caduta di Mussolini prima e con l'armistizio poi, da quella politica si passò alla lotta armata. Il giovane operaio dette così un gran contributo alla Resistenza genovese, operando nelle SAP e impegnandosi nel sostegno delle formazioni partigiane che si erano costituite sull'Appennino ligure. Quando, nel maggio del 1944, il fratello Mario, scampato al massacro della Benedicta, era stato arrestato a Genova e poi fucilato sul Turchino, Nicolò decise di lasciare la città e di raggiungere i combattenti partigiani in montagna. Entrato nella formazione garibaldina "Viganò", si distinse per coraggio in numerose azioni contro i nazifascisti. Non ebbe la fortuna di vedere la Liberazione. Nel corso di una missione, mentre con alcuni garibaldini si stava spostando da Morbegno ad Alessandria, Nicolò Dagnino incappò in un rastrellamento; impegnato in combattimento dai fascisti il ragazzo cadde colpito a morte. Una strada di Pegli ricorda il suo sacrificio e quello del fratello maggiore.