Gianni Daverio
Laureando in medicina, al momento dell'armistizio si trovava a casa, per una breve licenza da ufficiale, proprio per sostenere un esame universitario. Come ebbe a raccontare nel libro, edito nel 1979, Io, partigiano in Val Sesia, Daverio scelse subito di combattere per la libertà. Il suo impegno sul campo durò pochi mesi. Il 4 febbraio 1944 "Gianni", che era capo di stato maggiore della 6a Brigata Garibaldi (la comandava Eraldo Gastone e il commissario politico era Cino Moscatelli), si stava portando verso Alagna, con altri due partigiani, per recuperare degli esplosivi. A Varallo Sesia il gruppetto è intercettato da un reparto fascista. Nello scontro a fuoco "Gianni" è ferito alle gambe e, soprattutto, agli occhi. Trasportato a Ribella, comincerà per il giovane Daverio un lungo, difficile periodo di ricoveri e di cure, che non serviranno a restituirgli la vista. Per tutti questi anni, totale è stato l'impegno di Gianni Daverio in difesa degli ideali della lotta di liberazione e della Costituzione, che dalla Resistenza, grazie anche al suo personale sacrificio, è nata. Daverio è stato anche, per anni, dirigente del Partito Liberale Radicale e attivo amministratore comunale.