Carlo De Berardinis
Carlo De Berardinis era il quartogenito dei sette figli di una famiglia di coltivatori del teramano che, dopo la sua nascita, riuscì ad acquistare un appezzamento di terra nelle campagne di Giulianova e a farlo studiare fino alla licenza superiore. Il padre, Giovanni, ha simpatie socialiste e il ragazzo mal sopporta le adunate del “Sabato fascista”.
Un pomeriggio d’inverno, dopo l’abituale sfilata e il discorso del federale, rifiuta di iscriversi alla Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale: ne scaturisce una baruffa e Carlo è insultato, schiaffeggiato davanti a tutti e additato come sovversivo e traditore della Patria. Chiamato alle armi all’inizio del 1943 viene riformato e, a luglio, dopo la caduta del regime, partecipa alla presa del Palazzo del Fascio di Giulianova.
Nel corso dell’occupazione, la famiglia subisce la razzia di tutto il bestiame posseduto. Carlo, sospettato per non essere al fronte, è fermato spesso dalla polizia ma se la cava con il certificato, finché non è prelevato insieme ad altri giovani e condotto a lavorare nelle file della Todt alla ricostruzione di strade e ponti per la ritirata tedesca. Riesce a darsi alla macchia, torna al casolare di famiglia, aiuta i suoi a scavare un rifugio e si unisce all’ottantina di uomini che costituivano la locale formazione partigiana denominata “Giuliese Garibaldi”.
Alla Liberazione della città è alla testa del corteo festante su un carretto tirato da cavalli.
Nel dopoguerra si iscrive al Partito comunista, poi, dopo alcuni attriti, entra nel PSI per occuparsi dei diritti dei lavoratori della terra. Nel 1946 partecipa al 1° Congresso della Federterra (l’attuale CIA, Confederazione Italiana Agricoltori), e in seguito cura i corsi di formazione per i contadini. Negli Anni 70 confluisce nella CGIL ed è il primo direttore del patronato INCA della sua città. Dopo il ritiro dal lavoro continua il suo impegno sociale nello SPI, il sindacato dei pensionati, non mancando mai alle celebrazione del 25 aprile e del Primo maggio, pur se costretto sulla sedia a rotelle da una grave malattia.
Per i meriti nell’attività sindacale in difesa dei braccianti, a Giulianova è stata proposta l’intitolazione di una strada alla sua memoria.