Mario De Micheli
Nel 1938, De Micheli si era trasferito da Genova a Milano e qui aveva fatto le sue scelte di vita e politiche. Infatti, prese subito parte ai movimenti artistico letterari milanesi culturalmente più avanzati, impegnandosi in primo luogo nel gruppo di "Corrente", di chiara ispirazione antifascista. Nel 1942 De Micheli pubblicò il suo primo libro: "Picasso". Nel volume, oltre ad un'interpretazione politico-civile del grande pittore spagnolo, il critico presentò per la prima volta in Italia una serie di disegni preparatori per il "Bombardamento di Guernica". Il volume superò le maglie della censura fascista, ma la sua seconda edizione, stampata dopo che De Micheli aveva portato a termine anche una monografia sullo scultore Giacomo Manzù, fu sequestrata. Negli anni del conflitto il critico, che era in contatto con Eugenio Curiel, partecipò attivamente alla Resistenza, sino a che nel 1944 -, mentre stava lavorando a due saggi fondamentali quali "Realismo e poesia" e "La protesta dell'Espressionismo", che sarebbero stati pubblicati dopo la Liberazione - fu arrestato. Dopo il 1945, De Micheli, che nel 1943 aveva aderito al PCI, oltre che scrittore di successo (il suo "Le Avanguardie artistiche del Novecento" ha superato le trenta edizioni), fu anche un organizzatore culturale di primo piano. È stato merito di una campagna promossa da Mario De Micheli se Aldo Carpi, reduce da un campo di sterminio, poté tornare a dirigere l'Accademia di Brera. Il "Diario di Gusen" dello stesso Carpi reca la prefazione di De Micheli, che ha scritto anche molti libri sulla Resistenza ("Uomini sui monti", "VII G.A.P.", "Barricate a Parma"), e ha organizzato importantissime mostre di pittura (su Siqueiros, Henry Moore, Orozco, Marino Marini, ecc.) e mostre sulla Resistenza in Italia e all'estero. Per anni e anni è stato critico d'arte del giornale l'Unità; sue sono anche le traduzioni di due poemi di Maiakovski; suo, infine, èà il merito di aver fatto conoscere in Italia importanti poeti ungheresi e rumeni.à Poco tempo prima di morire, Mario De Michelià ha donato la sua biblioteca, ricca di trentamila volumi, al Comune d'origine della madre, Trezzo d'Adda, dove ha voluto essere sepolto.