Mario Depangher
Fin dal 1912 (quando l'Istria faceva ancora parte dell'impero austro-ungarico e Depangher era un ragazzino), aveva intrapreso il suo impegno politico nella gioventù socialista. Nel 1919 partecipò, a Trieste, alla difesa della Camera del Lavoro assaltata dagli squadristi fascisti. Nello stesso anno, soldato di leva, finì davanti al Tribunale militare per aver svolto propaganda socialista tra i commilitoni. Arrestato durante uno scontro con i fascisti, Depangher, nel 1921, aderì in carcere al Partito comunista. È del 1928 la sua condanna a 5 anni di confino a Lipari e, dell'anno successivo, la fuga (durante una licenza), prima a Vienna, poi a Parigi e, quindi, a Mosca. Rientrato illegalmente in Italia per svolgervi attività clandestina, Depangher nel 1931 fu arrestato a Reggio Emilia e condannato a 7 anni di prigione. Scontati i primi due anni di carcere, cominciarono le sue peregrinazioni da una località di confino all'altra: Ponza, Ventotene, San Severino Marche. Si trovava proprio nel Maceratese alla caduta di Mussolini e, non a caso, sulle alture del santuario di San Pacifico nasce una delle prime formazioni partigiane italiane: la "banda Mario", che si collegò con la Divisione Garibaldi "Ancona" di cui l'antifascista istriano divenne comandante di battaglione. Dopo la Liberazione, il CLN di San Severino designò proprio Depangher a sindaco del piccolo comune, che lui amministrò sino al ritorno nella sua terra, dove proseguì sino alla morte l'impegno democratico. Per Mario Depangher è stata proposta l'intitolazione di una via a San Severino Marche.