Salvatore Di Benedetto
Nato in una facoltosa famiglia di Raffadali, a 18 anni, prima ancora di laurearsi in Giurisprudenza, sceglie la strada dell'antifascismo. Nel 1935, mentre a Siracusa svolge il servizio militare, Di Benedetto è arrestato dalla polizia. Processato, sconta sei anni tra carcere, confino a Ventotene e lavori forzati in Africa orientale. Quando torna in libertà, si trasferisce a Milano. Qui riprende l'attività politica, collaborando con la direzione nazionale del Partito comunista e con l'Unitàclandestina, insieme a Elio Vittorini, Renato Guttuso, Mario Alicata, Pompeo Colajanni, Pietro Ingrao, Ernesto Treccani, Gillo Pontecorvo, Celeste Negarville, Gian Carlo Pajetta e Giansiro Ferrata. Salvatore Di Benedetto fu uno dei promotori e protagonisti della grande manifestazione di Milano del 25 luglio 1943, in seguito alla caduta del fascismo. Arrestato con Vittorini e Ferrata, è rinchiuso per diversi giorni, prima nel carcere di Varese e poi in quello di San Vittore, a Milano. Rilasciato dopo l'8 settembre del '43, Salvatore Di Benedetto è tra gli organizzatori della Resistenza in Lombardia, in stretto contatto con Luigi Longo, prima occupandosi del giornale delle formazioni partigiane, intitolato Il combattente, e successivamente come ispettore delle Brigate Garibaldi, con compiti di collegamento e di trasmissione di direttive e di informazioni. Trasferitosi a Roma su incarico del PCI, assume il nome di battaglia di Aurelio, operando nei Castelli Romani e nel Ternano. Nel corso di un'azione di guerra a Tivoli è gravemente ferito al volto. Una ferita devastante, ma all'ospedale lo riconosce e lo assiste la partigiana Vittoria Giunti, che diventerà poi la compagna della sua vita. Dimesso, "Aurelio" riprende la lotta fino al la Liberazione. Nel 1946 rientra a Raffadali. Grande invalido, dal 1954 al 1987 Di Benedetto è sindaco del suo paese e, per diverse legislature, parlamentare comunista. Punto di riferimento per generazioni di politici e di amministratori locali, Salvatore Di Benedetto ha dedicato gli ultimi anni alla scrittura (suo il libro-diario Dalla Sicilia alla Sicilia), alla testimonianza, alla difesa dei valori di solidarietà, di giustizia e di libertà, non mancando mai alle manifestazioni per il 25 aprile e per il 1° maggio. All'ultima, il suo feretro era nella camera ardente della Biblioteca comunale di Raffadali: sfilandovi davanti, la popolazione di Raffadali e della provincia gli ha reso omaggio.