Sergio Donnini
Allievo di Ottone Rosai, negli anni tra il 1950 e il 1960 ebbe buona notorietà come pittore e fu amico di Renato Guttuso, Carlo Levi e Corrado Cagli. Dalla pittura passò poi al restauro di opere d'arte sino a che, per gravi problemi agli occhi, dovette interrompere la professione. Nel suo ultimo anno di vita Donnini era stato nominato presidente onorario della Sezione ANPI di Anzio-Nettuno, nella quale ancora molti soci lo chiamavano "comandante Otto", il nome che aveva avuto durante la Resistenza. Di famiglia antifascista (già suo padre, Dario, era stato picchiato selvaggiamente dagli squadristi), nel 1938 Donnini aveva aderito al partito comunista. All'indomani dell'8 settembre mise in salvo la famiglia di un oculista ebreo fiorentino, nascondendola sino alla Liberazione nella casa dei suoi genitori, poi raggiunse i monti della Valdarno contribuendo alla formazione delle prime squadre partigiane. Con la Brigata "Sinigallia", Otto fu protagonista di numerose azioni contro i nazifascisti e a lui toccò anche lo straziante compito di recuperare i resti di un gruppo di giovani che, disarmati, erano stati sorpresi e trucidati dai nazifascisti, mentre in una cascina di Pian d'Albero sostavano in attesa di unirsi ai partigiani. Anche "Otto", come ricordava, era caduto durante la Resistenza in una imboscata tedesca, ma era riuscito a liberarsi e a partecipare, dopo la battaglia di Fonte Santa, alla liberazione di Firenze.