Armido Fontanot
Fratello maggiore di Licio Fontanot, anch'egli prese parte, subito dopo l'armistizio, alla Guerra di liberazione nelle file della Resistenza friulana. Commissario di battaglione della Brigata partigiana "Trieste", Armido - nome di battaglia "Spartaco" - partecipò a numerose azioni di guerra. Di particolare importanza quella che l'avrebbe portato, dopo qualche tempo, alla morte. Il 24 maggio 1944, il Battaglione di "Spartaco" attacca il presidio degli Alpini repubblichini acquartierati nella scuola di Montespino e impegna in un furioso combattimento le postazioni del Molino sotto Tabor e sul ponte di Sassetto. Alcuni militari repubblichini cadono, altri riescono a fuggire, ottantasette si arrendono. La gran parte dei prigionieri dichiara di voler passare con la Resistenza. A "Spartaco" è affidato il compito di valutare la loro buona fede e di istruirli, prima di inserirli nelle formazioni partigiane. Un mese dopo, il commissario decide di accompagnare gli ex repubblichini nella zona del Collio, dove i partigiani hanno bisogno di rincalzi. Prima di raggiungere la meta, il sottotenente Giobatta Brandoni di Buia (Udine), con Michele Gervasoni di Udine e Pietro Castellini di Tarcento, pugnala nel sonno il commissario che si è fidato della sua parola. I tre assassini si presenteranno ai tedeschi, gli altri loro commilitoni si eclisseranno; soltanto otto degli ottantasette prigionieri rispetteranno l'impegno preso e raggiungeranno, da soli, le formazioni partigiane. Alla fine della guerra, la Corte d'Assise straordinaria di Udine condannerà a 13 anni di carcere il sottotenente Brandoni, a 7 anni il Gervasoni e a 9 anni il Castellini (processato in contumacia). Nessuno dei tre, per effetto dell'amnistia, sconterà la pena.